“Il tuo dolore al collo dipende da una cattiva postura, stai seduto dritto!”
“Il dolore alla bassa schiena sicuramente può dipendere dallo stress”
“Spero che i miei dolori articolari non siano legati ad un trauma! Farò una risonanza magnetica.”
Insomma, qualunque sia il problema, l’associazione con il dolore è immediata, ma che cosa è di preciso?
Una nuova definizione di dolore
Tutti noi tendiamo a pensare al dolore esclusivamente come una conseguenza di qualcosa: una cattiva postura, un disallineamento articolare, muscolatura debole o contratta, erniazioni dei dischi ecc.
Inoltre lo immaginiamo, in maniera semplicistica, riducendolo ad un INPUT a cui segue una risposta (es. Figura 1): un po’ di brace schizza dal fuoco, tocca la punta del nostro piede, risale il midollo spinale fino a quando una campanella suona nel nostro cervello e dice: “Ahi! Mi ha fatto male”.
Questo modello però non è esaustivo, non spiega abbastanza.
Nel 2020 la IASP (International Association for the Study of Pain) ha rilasciato una nuova definizione di dolore accompagnata da delle note, vediamo:
“Spiacevole esperienza sensoriale ed emozionale associata a, o che assomiglia a quella associata a, un danno tissutale attuale o potenziale”
Note:
- Il dolore è sempre un’esperienza personale che è influenzata a vari livelli da fattori biologici, psicologici e sociali.
- Dolore e nocicezione sono fenomeni differenti. La presenza di dolore non può essere dedotta solamente dall’attività nei neuroni sensoriali.
- Gli individui imparano il concetto di dolore attraverso le proprie esperienze di vita.
- Il resoconto di un’esperienza di dolore dovrebbe essere rispettato.
- Sebbene il dolore abbia solitamente un ruolo adattivo, esso può avere effetti avversi sul funzionamento e sul benessere psicosociale dell’individuo.
- La descrizione verbale è solo uno dei tanti comportamenti usati per l’espressione del dolore; l’incapacità di comunicare non nega la possibilità che un essere umano o un animale esperisca dolore.
Esperienza sensoriale, corporea, emotiva
Tutto molto bello Rick, ma che vuol dire?
Vuol dire che non rappresenta una semplice esperienza corporea, devi percepire il dolore come un’esperienza sensoriale con una forte componente emotiva che la rende del tutto personale.
Può essere associato a un danno attuale, cioè che si è verificato (quello che provi quando ti tagli con un coltello), oppure potenziale, cioè che potrebbe essere imminente ma non si è ancora verificato (es. se tocchi un vassoio bollente, sentirai dolore prima di procurarti la lesione).
Inoltre, può anche solo assomigliare all’esperienza solitamente associata a un danno. Mi riferisco a quello che a volte senti senza un’evidente danno organico: è perfettamente possibile e il fatto che non ci sia un danno biologico evidente non significa che la sensazione sia meno reale!
Ecco, adesso -grazie alle note e alla definizione esposta, abbiamo una visione più ampia dell’esperienza dolorosa: il dolore è reale, multifattoriale ed influenzato da fattori biologici, psicologici e sociali. Dipende da fattori periferici come un danno tissutale, da un’ infiammazione (fattori biologici), ma anche da percezione, credenze, emozioni come ansia o stress sociale (fattori psico-sociali).
“Capire in che modo questi fattori interagiscano è complesso dato che spesso sono individuali, contesto-dipendenti e imprevedibili.” (fonte: fisioscience)
Dolore e allenamento
Il collegamento tra sensazioni dolorose, postura e schemi motori deficitari è stato a lungo abusato. La letteratura scientifica, in verità, mostra una scarsa correlazione tra questi fattori; inoltre, il trattamento mirato, basato sulla correzione di specifiche disfunzioni, raramente supera in efficacia l’esercizio aspecifico.
Sai questo cosa significa? Due cose:
1. Smettere di dare troppa o esclusiva importanza all’esercizio correttivo specifico
2. Incoraggiare la pratica dell’esercizio fisico come stile di vita.
Cosa fare?
In presenza di sensazioni dolorose l’approccio Bottom-Up è spesso abusato. Un esempio? Abbassare il carico dello squat in caso di problemi lombari o al ginocchio).
Questo approccio potrebbe portare ad un rinforzo delle credenze di avere qualcosa di sbagliato nei tessuti/articolazioni, aumentando così i livelli di minaccia nel cervello.
L’ideale sarebbe integrare l’approccio Top-Down: in questo approccio il cliente viene educato sulla fisiologia, ciò che accade nel corpo, sul ruolo del cervello (Top) nel dolore (Down) e su come esso non sempre sia associato ad un danno.
L’associazione mentale immediata tra la sensazione dolorosa ed il danno è un processo di pensiero che aumenta il livello di minaccia nel cervello portandoci ad evitare il comportamento in questione. Si attua quello che è chiamato il modello di evitamento, un meccanismo centrale nella trasformazione del dolore da acuto a cronico. In pratica aiuta solo ad aumentare la paura e l’ansia nella persona coinvolta.
Quello che secondo me è utile in circostanze del genere è un’esposizione graduale al movimento e a quelle attività che temi possano risvegliare il tuo dolore. L’esposizione graduale al movimento “incriminato” aiuta il tuo cervello ad abbassare i livelli di minaccia di tali attività (link articolo luigi carico progressivo).
In caso di dolore cronico, esercizi correttivi inconcludenti, o peggio, l’assenza di movimento, potrebbero aumentare l’ansia, lo stress e di conseguenza intensificare le sensazioni negative.
CONCLUSIONI
Capire l’esperienza dolorosa può aiutare a ridurre i livelli di dolore percepito perché si evitano le preoccupazioni, l’ansia e lo stress ad esso connessi. La catastrofizzazione e la paura del movimento aumentano il rischio di provare dolore cronico, mentre l’ottimismo e l’auto-efficacia sono dei buoni fattori predittivi per il recupero da una lesione.
La scienza del dolore ha molte teorie e molti modelli teorici, non ne esiste uno migliore o uno dominante sugli altri.
Vuoi evitarlo il più possibile? Favorisci uno stile di vita sano e attivo, ricerca un riposo adeguato, abitudini sane e tieni lontane ansia e stress.
Articolo a cura di
Riccardo Filippi, redazione Fit lab
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