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Carico e sovraccarico, gestirli in allenamento.

By 31 Maggio 2022Febbraio 1st, 2023Benessere

Tante volte in FitLab incontriamo clienti che temono un carico pesante o hanno paura di aumentare il sovraccarico. Beh, niente paura, non c’è nessun pericolo, ovviamente facendo le cose con criterio!
Bisogna educare le persone alla concezione che il sovraccarico rappresenta uno stimolo esterno che, se applicato correttamente, permette al nostro corpo di adattarsi efficacemente e migliorare la propria capacità di movimento. La stessa idea vige anche quando vengono proposti alcuni esercizi demonizzati nel tempo da opinioni contrastanti e poco veritiere.

Ciò che deve essere sottolineato, sia nel caso del sovraccarico, sia nella somministrazione dell’esercizio è la personalizzazione dell’allenamento. Da un punto di vista generale possiamo affermare che non esistono esercizi giusti o sbagliati, così come non è detto che un carico leggero sia meno “dannoso” di uno più pesante. Bisogna conoscere il soggetto con il quale stiamo operando, conoscere il background motorio, valutare le condizioni in cui si presenta e proporre il lavoro adeguato al suo corpo.

Carico: gli “esercizi sbagliati”

Facciamo un esempio: quanti di voi associano all’immagine che segue il dolore alla schiena?

Nell’esercizio rappresentato in figura è -credo- comune identificare un fastidioso dolore alla zona lombare, giudicandolo in questo modo come un esercizio cattivo. Bisogna tener presente che ciò che vediamo in figura (stacco da terra) è uno dei movimenti cardine per lo sviluppo di forza nei muscoli della schiena e degli arti inferiori.

È ovvio che bisogna lavorare molto prima di arrivare ad una esecuzione corretta, in quanto esercizio con una buona componente tecnica.

Continuiamo il nostro identikit dell’esercizio sbagliato

Quanti di voi associano all’immagine che segue il dolore alla schiena?

carico bad

In figura è rappresentato un classico movimento che probabilmente tutti noi effettuiamo almeno una volta al giorno. Vi siete mai chiesti se sia questo movimento, ripetuto nel tempo, a provocare il vostro mal di schiena?

Ora provo ad aiutarvi con un’altra immagine…

carico ok

Questa è l’esecuzione corretta del movimento eseguito precedentemente e vi basta osservare come la linea disegnata sulla schiena abbia un comportamento lineare piuttosto che curvilineo evitando, in questo modo, adattamenti sbagliati per la nostra amata schiena.

ADESSO FERMATEVI UN ATTIMO A RIFLETTERE: i movimenti rappresentati in Figura 1 e Figura 3 sono così diversi tra loro?

Probabilmente il bilanciere risulta più antipatico perché vuol dire che sono in palestra a sudare, mentre un pacco o le buste della spesa contengono dei beni che mi servono, e quindi lo faccio ben volentieri.

Se vi rispecchiate in questo concetto state dimenticando due cose importanti: la vostra salute e il vostro benessere. Il bene primario per eccellenza è la nostra salute, e il mantenimento di essa passa inevitabilmente, come diciamo in FitLab, dal “Movimento per la Salute”.

Esiste un movimento per la salute?

Con questa indicazione non vogliamo vendere uno slogan, ma semplicemente farvi riflettere su qualche concetto.

La vita di oggi ci permette di avere beni e servizi subito disponibili, o per meglio dire “a portata di click”, permettendoci in questo modo di poter restare comodamente seduti alla scrivania o sul divano, e ricevere a casa ciò che desideriamo.

Così facendo abbassiamo notevolmente il nostro livello di attività quotidiana, rendendo altamente probabili ripercussioni a carico della nostra salute.

La dicitura “movimento per la salute” nasce dall’idea che le persone possano e debbano smuoversi dalla condizione di pigrizia descritta, cercando un luogo in cui attuare il cambiamento che possa essere sicuro e confortevole. Questo è quello che cerchiamo di creare in Fitlab.

Bisogna necessariamente ripartire da un movimento personalizzato, basato su e dedicato alla routine quotidiana delle persone, in modo da poter sviluppare, in termini di movimento, delle possibilità in più. Muoversi vuol dire vincere una forza esterna (forza di gravità) e affrontare gli stimoli esterni che il quotidiano ci pone davanti.

Il sovraccarico

Adesso che abbiamo definito questo concetto, concentriamoci sul sovraccarico. Come abbiamo detto, è uno stimolo esterno utile all’esecuzione dell’esercizio col fine di avere un adattamento.

Analizziamone gli elementi:

STIMOLO ESTERNO —> è facilmente quantificabile nelle azioni che lo generano: serie, ripetizioni, kg sollevati, chilometri percorsi;

ESERCIZIO —> si intende l’attività fisica in forma strutturata, pianificata ed eseguita regolarmente;

ADATTAMENTO —> la risposta fisiologica del corpo umano che consente al soggetto di migliorare la propria condizione iniziale.

Se ti stai chiedendo, dunque, che bisogno c’è di aumentare il sovraccarico, adesso arriva il bello: la nuova condizione dettata dall’adattamento ci fornisce la possibilità di poter puntare più in alto. Ciò non accade per sfizio, ma perché è il corpo a chiedercelo.

Per comprendere meglio questo discorso sul “sovraccarico progressivo” facciamo un parallelo con la nostra vita quotidiana.

Uno stimolo esterno a cui reagire

Vi pongo delle domande:

  • In condizioni di stress, percepite sempre lo stesso grado di fastidio o ci sono momenti più o meno intensi?
  • Nell’affrontare i ritmi della vita quotidiana, ci sono momenti più o meno frenetici di altri?
  • Un dolore fisico o emotivo lo percepite sempre nella stessa maniera o può differire a seconda della zona interessata/evento scatenante?

Per quanto riguarda la concezione comune di fastidio/dolore, cliccate sul link che segue per conoscere la vera definizione e informarvi a pieno su ciò che comunemente sentiamo o proviamo.

Ritornando alle nostre domande, probabilmente vi sarete chiesti: “Che collegamento c’è tra il sovraccarico progressivo e quanto detto nei quesiti precedenti?”

Il sovraccarico rappresenta lo stress, il dolore, i ritmi frenetici che, seppur negativi, sono stimoli per il nostro organismo. Sapendo che il nostro sistema vive nel tempo grazie ad un equilibrio cellulare (omeostasi), questi eventi ne determinano un’alterazione.

Quando siamo in grado di adattarci lo stimolo determina un miglioramento, ma se, al contrario, non lo siamo che succede?

Il nostro organismo inizia a subire questa serie di stimoli, che abbiamo visto essere quotidiani, e -non potendo rispondere efficacemente- peggiora la propria funzionalità e/o capacità di reazione.

Quanto detto ci porta ad una domanda:

“Dato che il nostro organismo percepisce tutto come alterazione dell’omeostasi, in che modo possiamo migliorare la capacità di reazione e risposta ad un agente stressante?”

La teoria del sovraccarico progressivo è uno dei modelli da tener presente, perché, come anticipato in precedenza, lo stress generato determina un adattamento, quindi uno stato di livello funzionale più elevato. Il modello si basa su questi principi:

  • CARICO per produrre effetti adeguati;
  • DIVISIONE IN CICLI per garantire l’adattamento a seconda del periodo;
  • SPECIFICITA’ per garantire lo stimolo adeguato al soggetto;
  • PROPORZIONALITA’ per formare i presupposti del miglioramento personalizzato.

Conclusioni

La nostra esperienza ci porta ad affermare che è troppo importante, sia per noi che per i nostri clienti, instaurare un rapporto umano concreto, più che una classica relazione cliente/trainer.

Bisogna mettere in connessione le emozioni provate nel vissuto quotidiano e il tipo di allenamento da proporre e -lato trainer- cercare di comprendere il momento “di vita” in cui si trova la persona.

Non siamo nè macchine che devono essere spinte a mano perché non partono, nè fuoriserie da 300km/h. Abbiamo un corpo, un vissuto, un presente che ci condiziona e un futuro che ci rende pensierosi.

Anche questi fattori sono un carico, nella metodologia dell’allenamento si definiscono “carico interno”. L’individualizzazione non consiste soltanto nell’aumentare il peso sollevato in base alla potenza raggiunta, ma è riuscire a rendere l’allenamento un mezzo per alleggerire il carico interno, per dedicare un momento alla cura di sè e quindi evitare quel dolorino di troppo.

“Hai mai pensato a come il tuo fisico e la tua mente reagiscono quando la pressione è spinta al limite? Ti riescono cose che non ti credi capace di poter fare.” TIGER WOODS

Articolo a cura di

Luigi Toscano, redazione Fit lab

Ricerca fonti a cura di Nicola Vandini

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