Che cos’è l’Alzheimer?
L’Alzheimer è una delle patologie neurodegenerative più frequenti negli anziani, costituisce circa il 90% dei casi di demenza in questa popolazione. È caratterizzato dalla sua irreversibilità e dalla progressiva perdita funzionale, cognitiva e comportamentale. Di solito è accompagnato da vari disturbi cerebrali come amnesia, agnosia, aprassia e afasia.
Questa forma di demenza è connotata dalla perdita di sinapsi neuronali e neuroni piramidali. Le regioni più colpite sono quelle associate a funzioni cerebrali più complesse, come l’ippocampo e la neocorteccia.
La malattia presenta due tipi di esordio: precoce che colpisce individui di età inferiore ai 65 anni; tardivo che colpisce individui di età pari o superiore a 65 anni.
Il principale fattore di rischio è l’età. Altri fattori di rischio associati all’Alzheimer sono: un basso livello di istruzione; il diabete; la genetica; l’appartenenza ad alcuni gruppi etnici minoritari; la dieta; precedenti lesioni cerebrali; i disturbi del sonno; l’ipertensione; l’obesità; la dislipidemia; la perdita dell’udito; lo stato di vedovanza e, infine, bassi livelli di attività fisica.
Due terzi dei pazienti con Alzheimer, inoltre, sono donne, quindi anche il genere può essere considerato un fattore di rischio per questa patologia. Tuttavia ulteriori studi serviranno per confermare questo ultimo dato.
Il ruolo dell’attività fisica
prevenzione e trattamento dell’Alzheimer
È il momento di approfondire il ruolo dell’attività fisica (AF) nel prevenire e nel trattare l’Alzheimer. Come abbiamo visto, l’AF è identificata come uno dei fattori protettivi associati ad un minor rischio di incidenza della malattia.
Prima di iniziare a parlarne però bisogna fare una distinzione tra:
- attività fisica definita come “qualsiasi movimento del corpo”
- esercizio fisico definito come “attività fisica che è caratterizzata da un allenamento specifico e mirato”
Questi costituiscono due concetti evidentemente diversi, ma che negli studi analizzati sono spesso usati come sinonimi.
L’ inattività fisica contribuisce a circa cinque milioni di morti nel mondo ogni anno per malattie non trasmissibili. La relazione inversa tra una vita fisicamente attiva e il rischio di subire un declino cognitivo è ampiamente documentata. L’allenamento aerobico ha rappresentato l’opzione più utilizzata per studiare l’effetto dell’attività fisica nel contrastare l’impatto negativo dell’invecchiamento sulla funzione cognitiva.
La pratica dell’AF può essere in grado di ridurre il rischio di alzheimer del 45%. Questo effetto protettivo è correlato a diversi meccanismi. Alcuni di questi sono la riduzione della pressione sanguigna, dell’obesità e dell’attività proinfiammatoria, oltre al miglioramento del profilo lipidico e della funzione endoteliale.
Inoltre, gli adattamenti che si verificano in risposta all’AF possono portare a un migliore flusso sanguigno cerebrale e quindi ad una migliore ossigenazione di aree importanti per la funzione cognitiva. Si ritiene inoltre che l’attività fisica sia in grado di prevenire l’alzheimer aumentando fattori neurotrofici come: BDNF (Brain Derived Neurotrophic Factor); IGF-1 (Insulin-Like Growth Factor); VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor); stimolanti neurogenesi e plasticità sinaptica.
Quanto sono difficili questi acronimi.. ricorda che svolgere una piacevole attività fisica migliora l’apprendimento, la memoria, e plasticità cerebrale.
La chiave del successo è la costanza.
L’AF abituale ha una serie di effetti positivi sul corpo umano, dalla regolazione della forma cardiorespiratoria e cardiovascolare, al miglioramento della glicemia e della risposta insulinica. Inoltre, come discusso, è un modo per mantenere non solo un corpo in salute, ma anche una mente sana, a qualsiasi età. In particolare, può rappresentare una strategia non farmacologica (e talvolta piacevole) per ritardare gli effetti sia dell’invecchiamento fisiologico sia della neurodegenerazione patologica, fornendo un boost alla salute del cervello.
Prove crescenti suggeriscono che l’AF, grazie a fattori rilasciati dalla contrazione muscolare, può migliorare le funzioni cerebrali, come la memoria e l’attenzione, sia nei bambini che negli adulti.
Tuttavia, a oggi non possiamo fare riferimento a prescrizioni di esercizi specifici per massimizzare gli effetti positivi della AF sulla cognizione; i protocolli utilizzati negli esperimenti riportati nelle varie review analizzate, così come i soggetti studiati sono molto diversi gli uni dagli altri; inoltre molti studi si sono basati sui roditori, e non ancora sull’uomo.
Sono quindi necessari ulteriori ricerche per valutare più precisamente come i fattori che influenzano il funzionamento del cervello cambiano in risposta al tipo, all’intensità e ai tempi dell’attività. Inoltre sono necessari altri studi per comprendere l’interazione tra le tante molecole i cui livelli cambiano durante/dopo l’esercizio.
Un fattore chiave è praticare attività fisica ed esercizio fisico in uno stato patologico precoce. L’esercizio non può contrastare la formazione di placche e il deterioramento cognitivo se l’intervento viene effettuato dopo la loro comparsa.
Il mio consiglio è quello di iniziare subito, ora! Non rimandare.
Conclusioni
L’evidenza che l’esercizio fisico regolare può aiutare a prevenire e persino a curare i disturbi neurologici è diventata più forte negli ultimi anni. Allo stesso tempo, molte ricerche si stanno concentrando sui meccanismi alla base della capacità dell’AF di migliorare la sintomatologia delle malattie neurodegenerative, nel tentativo di individuare i migliori protocolli da applicare ai pazienti.
Le applicazioni pratiche sono ancora agli inizi, anche se in rapido progresso.
Poiché l’AF oltre la forma fisica contribuisce chiaramente a migliorare anche lo stato mentale, dovrebbe essere compito sociale e politico promuovere le condizioni che consentano la realizzazione di programmi di esercizio fisico per l’intera popolazione, e specialmente per gli anziani e per i bambini. In particolare, suggeriamo che sia le persone sane sia i pazienti siano incoraggiati dai medici e dai media a svolgere attività fisica. Ciò va fatto sottolineando il maggiore impatto ed efficacia dell’esercizio fisico moderato e regolare, rispetto a periodi di attività acuti e pesanti.
Articolo a cura di
Riccardo Filippi – Redazione Fit Lab
Ricerca fonti a cura di Nicola Vandini