Lo sport e l’attività fisica in generale fanno bene alla salute fisica e mentale dei giovani.
Gli sport giovanili in particolare stanno sempre più diventando un trampolino di lancio per lo sport agonistico d’élite. Proprio per questo motivo in questo campo sono emersi diversi modelli di sviluppo del giovane atleta.
Oggi ti parlo di un modello nato in Canada che mira ad assicurare l’alfabetizzazione motoria per tutti i giovani, sulla quale si costruirà e consoliderà la partecipazione in cronico allo sport e all’attività fisica.
Sport giovanile e LTAD: di cosa si tratta?
Questa filosofia di allenamento programma, baasandosi su dieci principi e sette fasi, un progetto di coaching a lungo termine per lo sviluppo fisico, mentale, emotivo e cognitivo di bambini ed adolescenti. Ogni fase, perciò, contribuisce allo sviluppo non solo del futuro atleta, ma anche del futuro adulto.
Viene proposto un approccio mutualmente dipendente, che in un continuum unisce la pratica dell’attività fisica nelle scuole, lo sport ricreativo e quello agonistico.
Inoltre, questo modello:
- Coinvolge tutti i cittadini nello sviluppo degli atleti a lungo termine, compresi gli atleti con disabilità;
- Fornisce programmi di sviluppo delle abilità motorie di base, allenamento, competizione e recupero adeguati allo sviluppo della carriera di un atleta;
- Integra e allinea lo sport d’élite, lo sport di comunità, l’attività fisica ricreativa, lo sport scolastico e l’educazione fisica nelle scuole.
- Garantisce delle linee guida adeguate per pianificare la realizzazione dell’atleta a seconda delle sue fasi di sviluppo;
- E, soprattutto, privilegia il successo a lungo termine rispetto ai guadagni a breve termine.
I principi fondamentali
Sono i 10 componenti chiave sui quali si basa lo sviluppo a lungo termine degli atleti:
1. Alfabetizzazione motoria:
È alla base sia della partecipazione che dell’eccellenza, nell’attività fisica e nello sport. Gli individui con solide fondamenta a livello motorio hanno maggiori probabilità di essere attivi per tutta la vita;
2. Sport a specializzazione precoce e tardiva:
La sola pratica di uno sport a specializzazione tardiva o di uno sport a specializzazione precoce prima dei 12-15 anni può portare a
- Preparazione unilaterale e specifica per lo sport
- Scarsi movimenti di base
- Lesioni da uso eccessivo
- Burn-Out precoce
La soluzione? È a portata di mano: polisportività e multilateralità;
3. Sport ed età dello sviluppo
I bambini e le bambine della stessa età cronologica possono differire di diversi anni nel prorpio livello di maturazione biologica. Quindi bisogna programmare gli allenamenti e le competizioni sulla base della maturazione biologica;
4. Periodi sensibili
Sono finestre di opportunità in cui l’apprendimento di una specifica abilità o lo sviluppo di una specifica capacità fisica è particolarmente efficace. L’intero periodo dell’infanzia, in questo senso, può essere considerato un periodo delicato per quanto riguarda l’apprendimento delle abilità motorie di base.
5. Sviluppo mentale, cognitivo ed emotivo
Oltre allo sviluppo fisico i fattori mentali, cognitivi ed emotivi sono essenziali per lo sviluppo di ogni atleta ed essendo interconnessi, sono tutti benefici per l’individuo.
6. Periodizzazione
In poche parole è la gestione del tempo. Fornisce la struttura per organizzare la complessa gamma di processi di formazione, in un programma logico e scientificamente basato per ottenere miglioramenti ottimali nelle prestazioni.
7. Competizione
La pianificazione ottimale del calendario gara è fondamentale in tutte le sette fasi per lo sviluppo completo dell’atleta. In alcune fasi, lo sviluppo delle capacità fisiche ha la precedenza sulla competizione. Nelle fasi successive, la capacità di competere diventerà sempre più importante.
8. L’eccellenza nello sport richiede tempo
È stato suggerito che un minimo di 10 anni di pratica (talvolta indicato anche come 10.000 ore) sia necessario affinché artisti esperti in qualsiasi campo raggiungano il livello d’élite. Altre prove invece indicano che i livelli raggiunti dagli atleti d’élite richiedano almeno 11-13 anni di pratica per raggiungere l’ eccellenza. Quindi NON ci sono scorciatoie per raggiungere l’eccellenza.
9. Allineamento ed integrazione
Le organizzazioni sportive locali, regionali e nazionali convergono con la scuola e le principali agenzie nazionali che si occupano di sport e salute a livello territoriale, in una strategia che integra e guida l’intero processo.
10. Miglioramento continuo
Il quadro di sviluppo dell’atleta a lungo termine si basa sul principio del miglioramento continuo, sempre in meglio.
Le 7 fasi
Le prime tre fasi dello sviluppo di un atleta a lungo termine incoraggiano l’alfabetizzazione motoria e la partecipazione allo sport per tutti. Ciò avviene attraverso attività divertenti e brevi giochi:
1. Partenza attiva (0-6 anni)
2. Costruire degli schemi motori di base divertendosi (M 6-9/ F 6-8 anni)
3. Imparare ad allenarsi (M 9-12/ F 8-11 anni)
È fondamentale che i bambini e le bambine con disabilità abbiano pari opportunità di sviluppare le proprie abilità motorie, siano esse di base o sportive, affinché vengano inclusi nelle attività scolastiche, ricreative o di federazione.
Quali sono le difficoltà incontrare dai bambin* con disabilità?
- Genitori, insegnanti e allenatori eccessivamente protettivi;
- Educazione fisica adattata non ben sviluppata in tutti i sistemi scolastici.
- Occorrono conoscenza e creatività nell’integrare i bambini con disabilità nelle attività di gruppo.
Le tre fasi successive si concentrano sull’eccellenza nello sport
4. Allenarsi all’allenamento (M 12-16/ F 11-15 anni)
5. Allenarsi a competere (M 16-23+/ F 15-21+)
6. Allenarsi a vincere (M 19+/ F 18+)
La fase finale incoraggia l’attività fisica per tutta la vita:
7. Attivo per tutta la vita (Ogni età)
Alcuni sport hanno delle fasi aggiuntive per Imparare a competere, Imparare a vincere e/o Vincere per vivere. In più gli sport che coinvolgono persone con disabilità si sviluppano in due fasi aggiuntive: Consapevolezza e Primo coinvolgimento.
Conclusioni
Per concludere, avete potuto notare come il focus di questo modello sia la classificazione dello stadio evolutivo/atletico generale dei bambini, per fornire così la formazione più efficace possibile.
Tuttavia, nonostante questo sia fondamentale, potrebbe non essere l’unico fattore che vale la pena considerare. Ci sono fattori nutrizionali, ambientali e psicologici che influenzano la preparazione di un atleta in ogni determinata fase.
Nonostante questo modello di sviluppo dell’atleta abbia dei limiti, può comunque essere utilizzato come risorsa dai preparatori atletici, dagli allenatori, dagli educatori motori, dai genitori e da tutte quelle figure coinvolte nella guida dello sviluppo e dell’allenamento delle giovani atlete/i.
Quindi un approccio individualizzato affiancato a questo modello per garantire l’inclusione e l’applicabilità per ogni atleta sembra essere la soluzione più ragionevole.
Articolo a cura di
Riccardo Filippi – Redazione Fit Lab
Ricerca fonti a cura di Nicola Vandini
Il modello sportivo Long Term Athlete Development (LTAD) o sviluppo atletico a lungo termine e un programma di sviluppo a lungo termine dell’atleta che permette di pianificare l’eccellenza nello sport e il benessere delle persone che praticano attivita fisica. Il modello, che non e tanto “nuovo” visto che nasce nella regione della British Columbia intorno alla meta degli anni ’90, si avvale delle conoscenze derivanti da diverse discipline come la pediatria, la psicologia dello sport, la fisiologia dell’esercizio, la sociologia dello sport.