In una concezione dell’individuo visto come una totalità integrata non può mancare l’indagine e l’intervento sul Sistema Cranio-Sacrale. Tutti riusciamo a riconoscere un ritmo cardiaco o quello respiratorio, più complicato è riconoscere il ritmo del liquido contenuto all’interno della membrana durale (Liquido encefalo – rachidiano) che dà vita a quello che viene definito ritmo cranio-sacrale.
Il ritmo cranio-sacrale viene chiamato così proprio per la sincronia di movimento tra il cranio ed il sacro che viene attribuito al loro solido collegamento tramite la dura madre. Questo sistema fisiologico è intimamente connesso al sistema nervoso centrale, al sistema neuromuscoloscheletrico, ed a quello endocrino, per non parlare dei tessuti connettivi (sistema miofasciale) a cui ci piace dare particolare risalto durante le attività che svolgiamo. Proprio questi ultimi vengono continuamente influenzati, anche in maniera poco prevedibile, dalle tensioni delle membrane durali. Le tensioni ovviamente non si trasmettono in maniera unilaterale ma sono reciprocamente trasferibili.
Dunque, un movimento non fisiologico potrebbe essere il risultato di un adattamento dovuto alla presenza di un ostacolo oppure di una restrizione che interferiscono con il normale movimento fisiologico. In genere le restrizioni che si manifestano nel tessuto connettivo o fasciale possono essere il risultato di un’infiammazione, di aderenze, di disfunzioni somatiche o di riflessi neurologici. Le lamine del tessuto fasciale, inoltre, formano delle guaine che rivestono numerosi muscoli, dunque, la contrattura o l’ipertono di uno qualsiasi dei muscoli può influenzare la fascia in modo tale per cui ne risulta una condizione di squilibrio o ipertono che si ripercuote sul ritmo cranio-sacrale. Per intenderci, una congestione del tessuto fasciale del distretto toracico può, in alcuni casi, causare una retropressione venosa del cranio.
Come non tener conto di tutti questi aspetti all’inizio di ogni percorso di rieducazione e riprogrammazione posturale e funzionale?
Con la craniosacral theraphy riusciamo a ripristinare la flessibilità neurovegetativa, termine utilizzato per descrivere un miglioramento delle capacità del sistema nervoso autonomo (SNA) il quale sarà quindi in grado di rispondere in maniera efficace a situazioni di stress o comunque impegnative. Poiché le situazioni stressanti si manifestano quotidianamente, il sistema simpatico è sottoposto ad un iperfunzionamento.
Molto spesso non riesce a dissipare lo stress accumulato, perché la società odierna non fornisce all’organismo sufficienti occasioni per entrare in azione e dissipare così l’energia generata da un sistema nervoso simpatico iperstimolato. Quindi il livello del tono del sistema simpatico aumenta giorno dopo giorno e man mano che accumuliamo stimoli stressanti. Tale aumento può provocare un aumento del battito cardiaco, un aumento della pressione arteriosa, contratture a livello dello stomaco, spasmi intestinali, ed una situazione in cui l’apporto di sangue viene deviato dagli organi ai muscoli. Si può quindi facilmente arrivare al punto in cui il sistema nervoso parasimpatico è sopraffatto e non riuscirà più a controbilanciare l’attività del simpatico.
Attraverso il ripristino della flessibilità neurovegetativa ridiamo anche funzionalità a molti meccanismi omeostatici.
In terapia l’atteggiamento e l’intenzione sono decisivi per il buon esito. Sfruttare l’attività dell’emisfero celebrale di destra, responsabile di creatività, intuizione e immaginazione, favorirà l’intelligenza della mano e l’efficacia del trattamento.
Numerose sono le chiavi di interazione con le disfunzioni somatiche del cliente e considerata la vastità di questo emozionante ambito terapeutico, ci impegneremo in seguito a svelarvi altri affascinanti aspetti riguardante il mondo della terapia cranio sacrale.
BIBLIOGRAFIA
Terapia Cranio Sacrale (John E. Upledger – Jon D. Vredevoogd)
Terapia Cranio-Sacrale Oltre la dura madre ( John E. Upledger – D.O. – F.A.A.O.)
Rilascio Somato-Emozionale e Oltre Il Trauma e la Mente (John E.Upledger)
Meridiani Miofasciali (Thomas W. Myers)